EXPOSITION # 33 (IT)

🇫🇷 🇮🇹 🇬🇧

Note : 5 sur 5.

Per la sua mostra di riapertura dopo oltre un anno di lavori intrapresi sotto la direzione dell’Institut de France, proprietario del museo, il Museo Jacquemart-André presenta circa quaranta capolavori provenienti dalla celebre Galleria Borghese di Roma. Questa eccezionale collaborazione tra le due istituzioni offre al pubblico l’opportunità unica di ammirare a Parigi un gruppo di grandi opere di famosi artisti del Rinascimento e del Barocco raramente prestate all’estero: da Caravaggio a Rubens, passando per Raffaello, Tiziano, Botticelli, Veronese, Antonello da Messina e Bernini.

La Villa Borghese Pinciana, che oggi ospita la Galleria Borghese, fu costruita tra il 1607 e il 1616 per ordine del potente cardinale Scipione Borghese (1577-1633), nipote di papa Paolo V (1550-1621). Ispirandosi alle lussuose ville romane, Scipione volle dedicare questo palazzo circondato da giardini all’esposizione delle sue collezioni di opere antiche e di dipinti e sculture di epoca moderna, evocando così una nuova età dell’oro. Dotato di un gusto esigente, di una curiosità insaziabile e di una straordinaria capacità di individuare i capolavori tra le opere del suo tempo, Scipione Borghese arricchì la sua collezione con ogni mezzo possibile, fosse esso lecito o meno. Si affermò così come uno dei primi e più importanti collezionisti e mecenati della storia dell’arte moderna, trasformando Villa Borghese in un vero e proprio museo ante litteram. Rispettando le sue ultime volontà, tutte le collezioni e le proprietà accumulate negli anni furono tramandate di generazione in generazione, senza essere disperse, per quasi duecento anni, con gli eredi che continuarono ad arricchire il già ingente patrimonio familiare. All’inizio dell’800, tuttavia, diverse centinaia di sculture antiche furono cedute a Napoleone Bonaparte da quello che era diventato suo cognato, il principe Camillo II Borghese (1775-1832), anche se la loro assenza fu gradualmente colmata da nuove acquisizioni. La famiglia Borghese, infine, vendette la villa e il suo museo allo stato italiano nel 1902. Oggi la Galleria Borghese rimane un simbolo della prosperità economica, culturale e artistica di Roma nell’era moderna e come tale è una meta davvero imperdibile per chiunque visiti la città eterna.

Grazie alla collaborazione tra il Museo Jacquemart-André e la Galleria Borghese – in previsione dei lavori di ristrutturazione del museo romano previsti per l’autunno 2024 – la mostra presenta una selezione di opere eccezionali di questo complesso artistico unico al mondo. In particolare il pubblico potrà (ri)scoprire le opere di grandi nomi dell’arte italiana del ’500 e del ’600 (Raffaello, Antonello da Messina, Parmigianino, Lorenzo Lotto, Tiziano, Veronese, Caravaggio, Bernini e tanti altri) e di pittori fiamminghi vissuti in Italia (come Rubens e Gerrit van Honthorst). La mostra, inoltre, renderà omaggio anche a pittori meno noti come Annibale Carracci, Guido Reni, il Cavalier d’Arpino e Jacopo Bassano. La presentazione delle opere esposte fa luce sia sulla storia della collezione, sia sul significato dei principali temi esplorati dagli artisti.

Vista della mostra © Culturespaces © Nicolas Héron

Note : 5 sur 5.

UNA SELEZIONE DI OPERE

Prospote dai curatori della mostra
Francesca Cappelletti,  direttore della Galleria Borghese,
e Pierre Jugie, curatore del musée Jacquemart-André

Note : 5 sur 5.

Giovane con canestra di frutta

Caravaggio, Giovane con canestra di frutta, 1596 circa
olio su tela, cm 70 x 67
Galleria Borghese, Roma © Galleria Borghese / ph. Mauro Coen

Questo ritratto di un giovane che regge un cesto pieno di frutta e fogliame autunnale è stato dipinto da Caravaggio poco dopo il suo arrivo a Roma, dove era impiegato come pittore di fiori e frutta nella bottega del Cavalier d’Arpino. In questo caso, il giovane pittore lombardo dimostrava già la portata del suo talento di pittore realista, fino a raffigurare le imperfezioni delle foglie secche e spente della natura morta. L’opera fu una delle prime acquisizioni del cardinale Scipione Borghese nel 1607 e fece parte del famoso esproprio compiuto ai danni del Cavalier d’Arpino, che la conservò per diversi anni dopo che Caravaggio aveva lasciato la sua bottega. Accusato di aggressione e possesso di armi, il Cavalier d’Arpino fu costretto a consegnare la sua collezione di dipinti a Papa Paolo V, che poi li donò al nipote, presunto mandante del sequestro.

Note : 5 sur 5.

Sibilla

Domenichino, Sibilla, 1617, olio su tela, cm 123 x 89
Galleria Borghese, Roma © Galleria Borghese / ph. Mauro Coen

Scipione Borghese acquistò quest’opera direttamente dal pittore nel 1617. La giovane donna raffigurata a mezzo busto è una sibilla, riconoscibile dal turbante. Le dodici sibille della mitologia greca erano sacerdotesse di Apollo con il dono della divinazione. Se questo tema era molto comune nel XVII secolo, l’inclusione di uno strumento musicale e di una partitura è invece insolita e sembra riferirsi tanto al gusto del cardinale per la musica, quanto alla vicinanza del Domenichino, lui stesso musicista dilettante, al mondo della musica. Altri dettagli come l’alloro e la vite, poi, combinano simboli sacri e profani. La popolarità di questo dipinto nel’600 è testimoniata dalle numerose copie e repliche che ne furono fatte. Il Domenichino, pittore di scuola bolognese, era molto apprezzato dal cardinale, che non esitò addirittura a farlo imprigionare per costringerlo a lavorare per lui.

Note : 5 sur 5.

Bernini

Gian Lorenzo Bernini, Autoritratto in età matura, 1638-1640 circa,
olio su tela, cm 53 x 43,
Galleria Borghese, Roma © Galleria Borghese / ph. Mauro Coen

Si dice che il Bernini realizzò oltre centocinquanta dipinti tra gli anni Venti e Quaranta del Seicento, ma solo una dozzina sono giunti fino a noi. L’Autoritratto in età matura è una notevole testimonianza della sua attività di pittore, nonché del suo interesse per la fisionomia, che si ritrova perfettamente anche nei ritratti che scolpiva, ricercati dalle élite di tutta Europa. In quest’opera l’artista si concentra sulla rappresentazione del proprio volto, con la sua espressione seria, lo sguardo profondo e i tratti che mostrano i segni dell’età. Lo sfondo – un muro semplice – e i vestiti sono abbozzati rapidamente, con poche pennellate che danno al dipinto un aspetto incompiuto. L’opera entrò nella collezione della Galleria Borghese nel 1911 grazie alla donazione di un mecenate tedesco, il barone Otto Messinger. Negli anni ’80 l’Autoritratto di Bernini acquisì una grande notorietà per il fatto di essere stato raffigurato sulle banconote italiane da cinquantamila lire.